giovedì 21 agosto 2014

2008 - 2014 Abba Vive con Mike Brown! Chiudere Corelli, aprire le frontiere.


14 settembre 2008 in via Zuretti a Milano viene ucciso a bastonate Abba, un cittadino italiano ma con la pelle nera.
A sei anni di distanza Milano ricorda Abba, un ragazzo come tanti, a cui piaceva l'hip hop, originario del Burkina ma vissuto a Milano tutta la vita.
Oggi Milano è più meticcia che mai, ma le politiche migratorie nel nostro paese si sono indurite, fomentando razzismo e fascismo.
I governi neoliberisti che hanno distrutto welfare e cancellato diritti nei nostri paesi, sono gli stessi artefici delle condizioni di miseria e delle guerre che provocano le migrazioni.
I fondi che l'UE stanzia per l'accoglienza di migranti e rifugiati finiscono nelle tasche di cooperative che da anni non fanno altro che produrre risultati disastrosi nella gestione della  cosiddetta EMERGENZA sbarchi e profughi.
Dai Cie ai Cara, veri lager di stato, agli sbarchi, ai naufragi che hanno causato la morte di oltre 20 mila persone negli ultimi 20 anni, ai respingimenti, la politica non ha saputo dare risposte ma solo scrivere le pagine più vergognose della Storia della nostra penisola.Dalla Siria, dalla Palestina continuano ad arrivare migliaia di profughi, uomini, donne e bambini in fuga dalla guerra. Dal Maghreb, dal sudamerica, dal Bangladesh, dallo Sri lanka arrivano uomini, donne e bambini in cerca di un futuro, di migliori condizioni di vita, di un lavoro, di una casa, di un posto diverso del mondo dove vivere. 


DAL 6  AL 14 SETTEMBRE STAY TUNED... Milano ricorda Abba perchiudere Corelli e aprire le frontiere!
*6 SETTEMBRE _ARCO DELLA PACE Abba Cup torneo di calcio antirazzista e Concerto 
* 13 SETTEMBRE _ TEATRO STREHLER In collaborazione con Milano Film Festival presentazione e proiezione del film IO STO CON LA SPOSA , vincitore del Premio Abba 2014
*14 SETTEMBRE _ VIA ZURETTI presidio STAY TUNED

>> Leggi l'appello alle mobilitazioni
Sei anni fa Abba veniva ammazzato in via Zuretti perché nero, ucciso dal razzismo e dalla guerra tra pover fomentata dai governi bipartisan, dalla paura del divers@.
A pochi giorni dall'anniversario di quella morte, sentiamo di Michael Brown, 18 anni, ammazzato a sangue freddo dalla polizia a Ferguson, USA. Ancora il razzismo che uccide, un razzismo istituzionalizzato e diffuso, che costruisce la figura dei giovani neri americani come pericoli pubblici nonostante i proclami di Obama&co sull'uguaglianza e la pace sociale: perché quello che veramente spaventa, sopratutto in tempi di crisi come questi, è che chi sta in basso, quel 99% segmentato in mille diversità, si unisca e inizi a lottare contro l'1%.
Ma in questi giorni anche a Milano, le politiche del razzismo istituzionale, continuano a colpire, in maniera sottile, sotto la patina dell'accoglienza: riapre il CIE di Corelli, per ora sotto forma di CARA. I flussi di migranti e rifugiati che negli ultimi due anni attraversano la città sono infatti poco compatibili con la facciata lustra che la Milano Vetrina vuole presentare ad Expo: ed ecco che Comune e Governo si accordano sul Centro per Rifugiati e Richiedenti Asilo. Una permanenza temporanea. Un parcheggio. Una prigione a bassa intensità che non risolve i problemi delle migliaia di persone che attraversano le nostre metropoli, alla ricerca di una vita migliore, più degna, scappando da povertà, guerre, discriminazioni, ma risolve benissimo i problemi di ordine pubblico delle amministrazioni e normalizza "l'emergenza". Sì, ma quale "emergenza"? Secondo il dizionario, si definisce infatti tale una "circostanza imprevista, che richiede un intervento immediato". Ora, che l'intervento sia necessario è sotto gli occhi di tutti, che si tratti di qualcosa di imprevisto o imprevedibile è invece quanto meno opinabile: le scelte politiche ed economiche portate avanti dall'Europa e dagli Stati Uniti negli ultimi decenni, nonché dalle grandi società multinazionali e dalle banche, hanno fomentato guerre a tutte le longitudini del pianeta, espropriato interi territori delle proprie risorse, creato povertà, annientato qualsiasi modello di crescita sostenibile. E mentre da un lato gli interessi della finanza globale fagocitano le risorse di tutti, immettendole nel grande mercato globale, determinandone il valore proprio dal loro essere "migranti", dall'altro i governi costruiscono muri, materializzano confini, bloccano i corpi, donne, uomini, bambini, che cercano di superarli. Salvo poi piangere lacrime di coccodrillo davanti ai riflettori quando, nella logica dei respingimenti dell'Europa Fortezza, un barcone si ribalta, ammazzando decine di persone nel Mediterraneo, e fomentando la retorica dell'emergenza ed insieme ad essa la paura.
Perché basta pensarci per pochi secondi per capire che "l'emergenza migranti" o "rifugiati" non è tale: è endemica a un sistema globale basato sullo sfruttamento delle risorse, dei territori e delle vite, e funzionale a chi acquista manovalanza clandestina sfruttabile e a basso prezzo, o a chi costruisce il business dell'accoglienza. Miliardi di euro che invece di essere destinati alle persone, a diritti quali casa, reddito, istruzione (come tra l'altro stabilito dall'UE che dà buona parte dei fondi) ingrossano i bilanci di cooperative amiche, spesso inserite in maxi consorzi con i più svariati interessi. Come a Milano, dove a gestire il CARA di Corelli sarà GEPSA, società francese del gruppo GdF-Suez, una delle più grandi multinazionali dell'energia del mondo, con un bel po' di interessi strategici proprio nelle zone più martoriate dalle guerre e dalle devastazioni ambientali e sociali, a partire da Libia e Siria.
I CARA diventano così la facciata dietro la quale governi e istituzioni possono nascondere la propria incapacità di garantire diritti, parcheggiando quei corpi scomodi perché non diano fastidio a chi fa shopping nelle vie del centro, e su cui le cooperative possono magiare, mentre i migranti vengono lasciati con le briciole, pochi centesimi al giorno, senza la possibilità concreta di costruirsi una vita e un futuro degno, costretti a vivere in un sistema semi-carcerario (d'altronde non a caso Gepsa si sponsorizza come "società leader nella gestione delle carceri") dopo il quale non ci sono possibilità reali.

A sei anni dall'omicidio di Abba pensiamo che Milano non possa tollerare di veder riaprire un centro che, fin da quando è stato creato, ha significato solo un'assenza di diritti, la privazione di ogni forma di dignità per chi vi era rinchiuso, non importa quanto oggi questo possa essere nascosto sotto gli slogan dell'accoglienza. Pensiamo Milano come a una città meticcia, capace di attivare risposte dal basso di solidarietà e riappropriazione di diritti. Ricordiamo bene quel corteo "bastardo" che nel 2008 attraversò il centro di Milano, smascherando le logiche di paura e guerra tra poveri che proprio nella retorica dell'emergenza e dell'invasione trovavano fondamento.
Per questo invitiamo tutte e tutti, ai primi di settembre, per un'assemblea pubblica che dia una risposta alla riapertura di Corelli e che smascheri la "pulizia" della città in vista di Expo, e che riaffermi la dimensione meticcia, antirazzista e resistente di una metropoli come Milano. Così come invitiamo tutte e tutti ad attraversare le iniziative in memoria di Abba, contro ogni rigurgito razzista e fascista.


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