"Non c'era stato un colpo di
stato nazista; ci fu una serie di azioni quasi legali il complesso delle
quali trasformò la Germania da una repubblica a una dittatura" - William Sheridan Allen, in "Come si diventa nazisti".
VENERDì 30 NOVEMBRE 2012@CS CANTIERE DALLE 18.30 DIBATTITO "DALLA GRECIA ALL'EUROPA: L'AUSTERITY E IL DEFAULT DELLA DEMOCRAZIA" CON:
I compagni Nondas, Skyftoulis di AK (Antiautoritarian Movment) Centro sociale Nosotros, Exharchia, Atene,
Max Guareschi, scrittore e professore
Laura, attivista e blogger di atenecalling.blogspot.gr
Markos Vogiatzoglou, ricercatore del collettivo Prezzemolo di Firenze.
A seguire cena greca, musica, djset e proiezioni
I compagni Nondas, Skyftoulis di AK (Antiautoritarian Movment) Centro sociale Nosotros, Exharchia, Atene,
Max Guareschi, scrittore e professore
Laura, attivista e blogger di atenecalling.blogspot.gr
Markos Vogiatzoglou, ricercatore del collettivo Prezzemolo di Firenze.
A seguire cena greca, musica, djset e proiezioni
#FUCKAUSTERITY #FUCKRACISM #FUCKTECHNOCRACY #FUCKFASCISM
Dibattito a cura di: Cs Cantiere | Comitato per non dimenticare Abba | Thinklab | Libreria Don Durito
Crisi della democrazia e nuovi fascismi. Suggerimenti per la letturaDibattito a cura di: Cs Cantiere | Comitato per non dimenticare Abba | Thinklab | Libreria Don Durito
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Dorata è comparsa sui giornali di tutto il mondo dopo aver ottenuto il
7% dei voti alle politiche di quest’anno. Ma, nonostante i tentativi dei
media, non si può relegarlo ad un mero fenomeno elettorale: partito
neofascista (il richiamo alla svastica nella sua bandiera è evidente),
ha fatto del razzismo e della xenofobia la sua bandiera, costruendosi un
ampio consenso, soprattutto nelle periferie, grazie ad un lavoro
assistenzialista profondamente nazionalista e razzista (emblematica è
stata la donazione di sangue per "puri greci"). Ma "l'assistenzialiamo"
di Alba Dorata sono anche le delazioni, le ronde, le squadracce
punitive. Ad Atene e soprattutto nella regione di Salonicco, in cui è
elevata la presenza di migranti senza documenti, Alba Dorata picchia,
aggredisce, accoltella chiunque non sembri greco, ma anche tutti quei
greci che a loro non piacciono: migranti, omosessuali, comunisti,
anarchici, disabili. D'altronde la situazione greca è il sintomo più
evidente di qualcosa che serpeggia nel Vecchio Continente: in tutta
Europa, infatti, crescono i consensi a partiti di rigurgito fascista e
razzista, che fomentano nazionalismi sterili e guerre tra poveri come
risposta alla crisi economica, in una dinamica non molto diversa da
quella che l'Europa ha già conosciuto tra gli anni '20 e '30. Mentre i
regimi tecnocratici rafforzano le politiche di austerity e di
repressione, partiti e movimenti di estrema destra rispondono
compattando le comunità nazionali, escludendo chiunque sia diverso. La
crisi finanziaria ed economica in tutta Europa restringe spazi di
libertà, partecipazione e dissenso; se nell'Occidente "democratico" le
leggi vengono stabilite dai tecnici, se vengono dettate dalla finanza, e
ai cittadini non resta altro che fare sempre maggiori sacrifici, allora
chi decide? Perchè siamo costretti in uno Stato d'eccezione permanente?
A 43 anni dalla strage fascista di Piazza Fontana, che segnava l'inizio
della strategia della tensione, dall'omicidio di Stato dell'anarchico
Pinelli, e ad un anno dall'assassinio di Modou e Mor, uccisi lo scorso
13 dicembre da un neofascista a Firenze, parlare di antifascismo e
democrazia non significa solo manentere viva la memoria, ma soprattutto
costruire il futuro. In questo scenario le uniche ipotesi possibili
sembrano essere da una parte quella delle banche e delle agenzie di
rating, che impongono austerity e "sacrifici, lacrime e sangue" al 99%,
mentre garantiscono profitti e privilegi all'1%; e dall'altra quella di
chi predica un'uscita dall'Europa tutta volta alla ricostruzione di
nazionalismi e "comunità pure" fondate sull'esclusione e la paura.
Quando la scelta diventa tra la dittatura della finanza e quella della
razza, la risposta si costruisce dalle reti di solidarietà che partono
dai territori, che rifiutano la guerra tra poveri e mettono in atto
strategie sempre diverse con cui reclamare, da basso, diritti di
cittadinanza e democrazia.