Ricordo di Abdoul "Abba" Guibre e proiezioni dei film "Mare chiuso" di Andrea Segre e Stefano Liberti, produzione Zalab, e de "La vita che non C.I.E.", tre cortometraggi a cura di Fortress Europe @ via Zuretti (zona Stazione Centrale), in collaborazione con il Milano FIlm Festival. Sarà la prima iniziativa fra le nuerose per ricordare Abba anche quest'anno e sconfiggere il razzismo.
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"Abba Vive. Cittadinanza x tutti, miseria x nessuno."
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>>> Il Film Mare Chiuso è stato prodotto dal collettivo ZaLab e realizzato da Andrea Segre e Stefano Liberti
Tra maggio 2009 e settembre 2010 oltre duemila migranti africani vennero intercettati nelle acque del Mediterraneo e respinti in Libia dalla marina e dalla polizia italiana; in seguito agli accordi tra Gheddafi e Berlusconi, infatti, le barche dei migranti venivano sistematicamente ricondotte in territorio libico.
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Tra maggio 2009 e settembre 2010 oltre duemila migranti africani vennero intercettati nelle acque del Mediterraneo e respinti in Libia dalla marina e dalla polizia italiana; in seguito agli accordi tra Gheddafi e Berlusconi, infatti, le barche dei migranti venivano sistematicamente ricondotte in territorio libico.
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>>> I tre cortometraggi raccolti nel titolo Una Vita che Non CIE, sono stati prodotti da FortressEurope e realizzati da Stefano Del Grande e Alexandra D'onofrio
Un bambino di cinque anni che si ostina a chiedere alla mamma dov'è finito papà e perché non torna più a casa. Le mani di un ragazzo innamorato che tremano scosse dalla rabbia in una gabbia, un attimo prima della rivolta. E il limbo di un uomo che da ex prigioniero si prende cura degli amici ancora dietro le sbarre, contando i giorni che mancano alla loro uscita. Sono le storie di Kabbour, Nizar e Abderrahim. Tre nomi per raccontare le vite che stanno dietro alle statistiche della macchina delle espulsioni. Così la regista Alexandra D'Onofrio prova a ribaltare l'estetica della frontiera. Affinché i numeridel Viminale tornino a essere uomini e donne in carne e ossa. Con una storia che vaoltre il Cie, che ha un prima e un dopo, un dentro e un fuori la gabbia. E con un dato universale, che sia l'amore, la paternità o la solitudine, in cui tutti noi ci possiamo identificare per avere la certezza che nel 2012 viaggiare non è e non può essere un reato.
- L'amore ai tempi della frontiera: Guarda il trailer, Guarda la scheda
- La fortuna mi slaverà Guarda il trailer, Guarda la scheda
- Papà non torna più. Guarda il trailer, Guarda la scheda
Un bambino di cinque anni che si ostina a chiedere alla mamma dov'è finito papà e perché non torna più a casa. Le mani di un ragazzo innamorato che tremano scosse dalla rabbia in una gabbia, un attimo prima della rivolta. E il limbo di un uomo che da ex prigioniero si prende cura degli amici ancora dietro le sbarre, contando i giorni che mancano alla loro uscita. Sono le storie di Kabbour, Nizar e Abderrahim. Tre nomi per raccontare le vite che stanno dietro alle statistiche della macchina delle espulsioni. Così la regista Alexandra D'Onofrio prova a ribaltare l'estetica della frontiera. Affinché i numeridel Viminale tornino a essere uomini e donne in carne e ossa. Con una storia che vaoltre il Cie, che ha un prima e un dopo, un dentro e un fuori la gabbia. E con un dato universale, che sia l'amore, la paternità o la solitudine, in cui tutti noi ci possiamo identificare per avere la certezza che nel 2012 viaggiare non è e non può essere un reato.
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